Di seguito l’intervista che Giambattista ha rilasciato al quotidiano L’Arena
Verona ha un nuovo Cavaliere dell’Ordine al Merito della Repubblica Italiana: Giambattista Ugolini.
Chi è Giambattista Ugolini
Imprenditore di successo, si divide, con i tre fratelli Davide, Tiziano e Stefania, tra il commercio diretto di carburanti e lubrificanti e, dal 1996, nella conduzione delle bellissime Tenute Ugolini a Fumane.
Animato sin da bambino dal suo amore per la Valpolicella, con la perdita di papà Angelo e la necessità di gestire il vigneto di famiglia, decide di dare forma al sogno di creare una struttura che si elevasse a gioiello, incastonata tra vigne, ciliegi e olivi, dove l’eleganza potesse stringersi in un afflato emozionante con la natura circostante.
Giambattista Ugolini, negli anni, si fa paladino del recupero e della salvaguardia del suo territorio.
Dopo vent’anni di duro impegno e lavoro, acquisisce e dona ai posteri, la scenografica Villa San Michele, diventata oggi, uno dei luoghi più affascinanti dell’intera Valpolicella Classica. Lo fa sempre con la cura preziosa del mecenate e la visione filantropica di chi cerca di lasciare un mondo migliore. I concetti di bellezza e armonia, rappresentano il vincastro della sua esistenza.
“Sono molto felice di questo riconoscimento e ringrazio con tutto il mio cuore la Presidenza della Repubblica e il Prefetto di Verona dott. Donato Cafagna. Il riconoscimento al Merito ha un valore grande e l’emozione al ricevimento della comunicazione del Prefetto è stata indescrivibile. Ho pensato subito a mio padre Angelo che, insieme alla mamma adorata, con i loro insegnamenti, sono stati l’ispirazione assoluta che ha sempre sostenuto in me il valore del dono!”.
commenta Giambattista
“Ho sempre pensato che una parte di ciò che ho ricevuto, con sacrificio e grande dedizione, frutto del lavoro instancabile e della passione, dovessero essere in parte reinvestiti in opere di carità e sostegno all’umanità, oltre alla conservazione della bellezza di questo mondo. Credo che siano state principalmente questi i motivi che hanno convinto a propormi per il Cavalierato”.
Ci può fare qualche esempio Giambattista?
“Tutto ciò che ho fatto l’ho sempre avvolto nel silenzio e nella più intima partecipazione. In molte delle mie decisioni ho coinvolto la famiglia, in altre sono partito sull’onda del mio istinto e della mia incontenibile intraprendenza. Ho cercato sempre di perseguire i risultati più che il mio ego. Ho cercato la dignità dell’uomo, la mia, prima di tutto. E la dignità senza il silenzio si perde nella vanità”.
Si sente più mecenate o filantropo?
“In un certo senso credo di essere stato un po’ l’uno e un po’ l’altro. La cosa che mi ha sempre accompagnato, soprattutto nelle attività di sostegno all’arte e alla salvaguardia delle opere dell’uomo, è stata quella di dare voce ai talenti talvolta inespressi di questo mondo. Per Villa San Michele, ad esempio, ho affidato il sogno di quel restauro a piccoli virtuosi artigiani provenienti da tutta Italia; vetrai, cesellatori di metalli, intagliatori di legno, scultori della pietra e altre figure, sconosciute ai più, dotate del dono della creatività esclusiva che distingue l’Italia dal resto del mondo. Per ripristinare 12 km di muretti a secco nella proprietà, ho messo assieme un gruppo di uomini di Fumane dotati dell’ingegno dell’intaglio della pietra per sostenere i terreni con le antiche marogne. Di tutto questo vado orgoglioso e credo che Villa San Michele sia il lascito mio e della mia famiglia alla storia e alla cultura della Valpolicella”.
Ci sono dei rimpianti nella sua attività filantropica che non è riuscito a portare a termine?
“Certo! Ho perseguito alcuni progetti che poi non sono riuscito a far capire e che si sono arenati. Uno in particolare è sicuramente il sito di Ambrosàn che si trova adiacente alla mia proprietà e che nasconde uno dei ritrovamenti archeologici più spettacolari della nostra Valpolicella e, più in generale, della nostra provincia veronese. Una villa romana con pars rustica e fructuaria che rappresenta il segno indelebile della storia che giustifica il nostro presente di vignaioli. Ho provato in tutti i modi a convincere la proprietà a far emergere quello straordinario ritrovamento, purtroppo, senza successo!”.
Saranno in molti a Verona che si riconosceranno e gli riconosceranno il Merito che le ha permesso di conseguire il Cavalierato.
“Ho cercato di fare sempre tutto con grande umiltà cercando di mettere sempre in primo piano la necessità, il bisogno di felicità e di dignità delle persone. Anche il mio impegno per la salvaguardia dell’arte e dell’opera dell’uomo sono sempre state pervase dal desiderio di sentirmi un uomo migliore. Quando indosserò la Croce del Cavalierato penserò sempre a tutte le persone, le associazioni, gli artisti, le donne e gli uomini con cui ho condiviso una parte della loro e della mia vita. Ad ognuno di loro apparterrà per sempre un pezzettino di quella Croce al Merito e quando l’appunterò sul mio cuore sarà sempre come un grazie incondizionato”.